Ancora no...

(manifesto del Fine Gael)
Un’altra batosta, l’ennesima. L’Irlanda ha votato
nuovamente no ad un’Europa più forte come fece già nel 2001 contro il trattato
di Nizza. Quella volta rivotò e il sì ebbe la meglio.
Ma oggi? Diversi scenari si aprono (rivoto, riformulazione
del trattato o abbandono), ma il risultato conferma che questa non è la strada
da percorrere.
La via dei
referendum nazionali è sbagliata perché il tema in questione non è
nazionale, ma europeo. Altrimenti più che di U.E. si finisce a parlare di beghe
locali e questioni che spesso hanno poco a che fare con il quesito vero e
proprio. L’esperienza francese e olandese lo avevano già testimoniato, ma la
Storia spesso non insegna nulla. Il Movimento Federalista Europeo chiede da
sempre un referendum in una data unica in tutti i paesi membri sul Trattato
costituzionale, ma è rimasto vox clamans in deserto: un eventuale voto negativo
di un paese sarebbe da conteggiare con quello degli altri. Non è democrazia che
il 20% del popolo irlandese decida per tutti gli altri, a favore o contro.
L’Unione Europea deve fare un passo in avanti dal punto di
vista politico: la crisi economica e politica (con un Bush tentato dalla guerra
in Iran) lo impongono. Chi ci sta deve
poter andare avanti, chi non vuole ha diritto a starsene fuori, come per
altro è già stato fatto con la moneta unica.
Ora l’unica soluzione a breve termine è andare veloci alle
elezioni del prossimo anno, eleggere un presidente della Commissione autorevole
(non Barroso quindi…) e ricominciare a parlare di politica e politiche.